martedì 22 giugno 2010

La sinistra comunque vada perderà un idolo

Eh si ieri a denunciare Di Pietro non è un Berlusconi qualunque e nemmeno Feltri, ma Elio Veltri suo ex alleato e fondatore di quel gran partito che è l'Italia dei Valori. Il giornalista-politico accusa l'ex pm di aver dirottato alcuni finanziamenti al partito a un'associazione privata. Di Pietro smentisce dicendo che è sempre la solita storia da cui è stato assolto altre volte e ciò che anima il povero Veltri è soltanto spirito di rivalsa di uno sconfitto.
Qua si apre un bel dilemma per l'elettore medio del PD che pende dalle labbra di Travaglio (). La posta è in gioco è troppo alta perchè se Veltri avesse ragione e Di Pietro fosse condannato allora verrebbe meno uno degli oppositori più feroci di Berlusconi. Ma come? Colui che predicava moralità da tuti i pori si prendeva per sè i soldi di partito? Verrebbe meno tutta la sua figura politica. In caso contrario Veltri sarà condannato per diffamazione e chi è Veltri? Veltri è un simpatico politico che prima stava con Craxi poi è andato nell'Ulivo. Il signor Veltri però ha scritto un libro insieme con Marco Travaglio che fece molto discutere: L'Odore dei soldi in cui s'indaga nel passato di Silvio Berlusconi per rintracciare le cause della sua immensa fortuna. Nel caso che Veltri fosse condannato come diffamatore, dovremmo cominciare a dubitare anche delle sue tesi esposte nei libri di qualche anno fa?

sabato 19 giugno 2010

La Contraddizione parte 1

La contraddizione ha sempre giocato un ruolo determinante all'interno delle dispute filosofiche e potremmo dire che il nostro rapporto con essa è qualcosa che ci condiziona nella vita di ogni giorno in modo non indifferente.
Inizierò qui un piccolo excursus attraverso la storia della contraddizione nel pensiero per poi soffermarmi nella seconda parte in una disamina del nostro rapporto nella vita pratica con la contraddizione. Abbiano i miei indulgenti lettori la pazienza di aspettare non più di 48 ore per avere dello scritto una lettura esaustiva.
Il primo a dare uno statuto logico alla contraddizione fu il buon Aristotele che però appena ci si misurò la bandì dalla logica come uno dei mali più nocivi per il pensiero puro. O affermi che A è vera è non A è falso o l'inverso, ma il terzo non è dato non puoi salvare tutti e due. Ad esempio da piccoli siamo spesso chiamati a decidere tra patatine e gelato, coca-cola o Fanta. Scegliere una delle due vuol dire eliminare completamente l'altro senza appello o cassazione.
Il principio di non contraddizione è stato assunto come verità incontestabile da tutta la filosofia successiva. Come poterlo mettere in dubbio? Se io voglio sia A che non A non posso farlo? A molti sembrava un'ingiustizia e quindi arrivò Hegel. Il filosofo di Stoccarda ripensò la contraddizione elevandola a momento fondamentale del processo dialettico. Un dato, un parziale non può crescere se non entra in contatto con il suo opposto, se non si nega, se non si ribalta nella sua negazione. Prendere solo A vuol dire relegare A nella sua parzialità, vuol dire limitarlo. Solo entrando in non A può veramente crearsi qualcosa di nuovo. Il bello però è che anche non A deve incontrare A in una tensione bipolare.
Hegel ha sicuramente rappresentato una svolta per ogni filosofo o pensatore che vuole smascarsi da posizioni troppo estremistiche, ma che non vuole nemmeno porsi su una via di mezzo. La dialettica afferma nello stesso tempo sinistra, destra e centro (diciamo un Mastella anti-litteram, si lo so la battuta è penosa), ma non in un miscuglio indefinito, ma in una sintesi in cui le differenze si delineano nitidamente (il bambino potrà finalmente prendere il gelato al gusto di patatine fritte, si lo anche questa lo è).
L'idea è bella, affascinante. Che fico scelgo tutto In qualche modo Hegel non fa però che rielaborare in chiave moderna quello che era stato il pensiero dei due più grandi sophoi dell'antichità Anassagora di Clazomene e Eraclito di Efeso. Il primo affermava che tutto è in tutto. Tutto è formato da semi, ogni cosa ha una predominanza di un seme di un certo tipo, ma ha anche in sè tutti gli altri tipi di semi. Tutti questi altri tipi di semi possono essere colti soltanto con il Nous, con l'intelletto. Cosa che non si discosta molto dal pensiero Hegeliano dove l'attore che opera nella dialettica è appunto la ragione (Vernunft in senso stretto come contrapposto a Verstand). Stessa cosa diceva anche Eraclito, il mondo è un'armonia di opposti, cogliere questa armonia è compito del Logos (che è un altro modo per dire ragione).
Come già detto la soluzione hegeliana sembrava molto fica (affianciata a quella bella stronzata di tutto ciò che razionale è reale) e devo dire che secondo me su un piano teorico-specultativo funziona. Quando si parla di essere e non essere, di divenire, di Dio, di coscienza non si può prescindere dalla dialettica hegeliana. Ma cosa succede nella vita pratica di tutti i giorni? Siamo veramente in grado di salvare tutto in una grandiosa sintesi da cui poter prendere tutto ciò che ci serve appena ne sentiamo il bisogno?
Un filosofo danese, uno dei più grandi pensatori della storia: Søren Kiekegaard non la pensava proprio così. Per il maestro l'uomo è sempre davanti a un aut aut (o scegli le patatine o il gelato non ci sono cazzi ed è inutile che tenti di commuovere mamma con gli occhi lucidi). La scelta è sempre qualcosa di irriducibile. Se si sceglie qualcosa dobbiamo essere consapevoli che indietro non si può tornare, abbiamo imboccato una strada e dobbiamo proseguire su questa finchè ci reggeranno i piedi. L'uomo è un essere imperfetto e questa imperfezione, questa impotenza derivata dallo scoramento di trovarsi ogni volta davanti a un bivio la si può cogliere nella sua vasta portata soltanto al confronto con l'infinita potenza di Dio. Dio non è buono, anzi fa di tutto per metterti in difficoltà. Tu devi proseguire imperterrito sperando solo nella fede. Abramo rappresenta colui che è posto di fronte a una scelta drammatica (uccidere il proprio figliuolo o disobbedire al creatore?). E chi l'ha messo nella merda sempre lui, l'altissimo.
Ho dato qui un rapido panorama su alcune considerazioni filosofiche, ma come ci relazioniamo noi comuni mortali con la contraddizione? Il cambiare idea in che misura può essere considerato una contraddizione. Qual è il confine che separa queste due istanze? E' grave nel mondo di oggi cadere in contraddizione? A domani il proseguo, siate pazienti.

mercoledì 16 giugno 2010

Il PD e i giovani

Nella scorsa settimana il professore di Bologna, Romano Prodi in un'intervista a Repubblica TV (altro che Santoro questa sì che è faziosa) ha detto che i giovani devono prendere a calci in culo i vecchi bacucchi che stanno nei punti chiave del potere perchè sennò questi non se ne andranno mai
E' scoppiato subito un caso: Bersani ha risposto stizzito elencando tutti i quarantenni nei vari consigli regionali, provinciali e comunali. Una scenetta a dir poco patetica.
Questi giovani dove sono? Voi li vedete? Ai congressi parlano soltanto i vari Rosy Bindi, D'Alema, Veltroni, Franceschini. Nei talk show sempre le solite facce. L'unico che un po' si affaccia sulla scena è Civati che sosteneva la mozione Marino e quindi non penso stia tanto simpatico al buon Pierluigi. La Serracchiani è andata tanto di moda, ma è finita nel dimenticatoio (ah si è vero sta portando avanti le battaglie in Europa). Renzi? Vi prego se le sorti del centrosinistra sono nelle mani del bamboccione fiorentino allora Berlusconi può affittarsi Palazzo Chigi per altri quindici anni, può morirci pure.
Il problema è che tutto il sistema in Italia è malato a partire dall'età in cui qualcuno si considera giovane. Quarant'anni? Ma siamo matti? E uno prima che deve fare? Quindici anni in sezione a dare volantini? Beh mi sembra molto grave, i quarantenni rappresentano ogggi come oggi una delle classi peggiori, bisogna mandare avanti i veri giovani i ventenni. Purtroppo invece i vertici dei vari partiti di fronte a proposte che non provengono dal proprio entourage fanno buon viso a cattivo gioco. Ti accolgono tutti disposti per poi lasciarti nel dimenticatoio dei "chiedenti favori". Tutti a riempirsi la bocca con questi giovani. Avete voi le redini del potere? Perchè non si vedono? Certo bisogna anche ammettere che di giovani con idee, che vogliano mettersi in gioco se ne trovano pochini. Ormai la polarizzazione tra menefreghisti e attivisti estremisti si divarica in maniera sempre più drammatica. Bersani trova una soluzione, per il bene del PD, per il bene dellitaglia.
PS Ma Prodi non doveva fare il nonno? Eviti la prossima volta queste sparate populiste così non devo sprecare tempo per postare articoli inutili.

sabato 12 giugno 2010

Perchè sono contro la legge sulle intercettazioni

Ormai non si parla altro, i giornali impazzano dei racconti al Senato sulle continue trattive, sulle prove di forza dell'IDV, sulle astensioni del Pd, sul voto di fiducia, scontro Fini-Schifani, Fini-Berlusconi. Di Pietro e Orlando denunciano la dittatura, il PD annuncia il Vietnam. 75+3, 75+2, multe, sanzioni, segreti istruttori, violazioni, privacy, giustizia, indagini, mafia.
La situazione sta diventando incandescente. Sembra quasi che le opposizioni diano il proprio tacito assenso sulla manovra, per dare una battaglia così cruenta sulle intercettazioni. Perchè sulle intercettazioni si gioca forse la partita più importante. Alla fine sulla manovra le opposizioni faranno le solite polemiche che non portano a nulla con le classiche frasi di circostanza "a pagare sono sempre gli stessi, no a tagli orizzontali" e quelli del governo a rispondere con la solita manfrina "non abbiamo messo le mani nelle tasche dei cittadini". Alla fine sulla manovra non si può dire molto ed è per questo che l'opposizione si scaglia con cotanta virulenza sul ddl intercettazioni. La posta in gioco per il PD e IDV è la legalità, la libertà d'informazione. Se passasse la legge adesso nessuno sarebbe restio a proclamare di essere in una vera e propria "dittatura". Il polverone si sta alzando. Di Pietro sarebbe quasi disposto a farsi intercettare e a far pubblicare delle intercettazioni mentre fa sesso telefonico con la moglie per dimostrare che la privacy è un falso problema.
Questo inneggiare alla privacy mi fa vomitare. I cittadini di cui si difenderebbe la privacy sono i ricchi, i potenti, i corruttori, gli imprenditori di salotto (a questo proposito rimando all'editoriale di oggi del Corriere di Ernesto Galli della Loggia che ho condiviso a pieno). Se in mezzo a una telefonata in cui questi loschi individui parlano dei loro loschi affari devo anche venire a conoscenza di come sta una loro amica in comune o come hanno passato la sera precedente non me ne frega niente, non è quello a cui guardo, a cui ripongo la mia attenzione. Io esigo sapere come il ministro Scajola si è comprato la casa, esigo sapere come il signor Di Pietro si è procurato gli appartamenti. Voglio essere informato. Della mia privacy non mi preoccupo, o almeno non me ne preoccupo fino a che non commetterò nulla di illegale. Chi commette un reato deve mettere in preventivo che la sua privacy può essere violata. In questa legge ripeto si difendono i diritti di pochi eletti, della cricca. E' un brutto segnale da parte del governo. La gente deve sapere cosa succede nel palazzo dei potenti. Già ne sappiamo molto poco così ne sapremo ancora di meno. Io non confido in Gianfranco Fini che ha dimostrato di non sapere prendere il toro per le palle, di essere alla fine subordinato più di altri a Berlusconi. Se il ddl uscito anche dalla camera sarà quello del Senato non penso che il capo dello Stato sia obbligato a firmarlo. Non è una legge urgente, non è qualcosa di sentito dai cittadini. Nessun operaio, nessun bottegaio, nessun artigiano è stato mai intercettato. Perchè si vuole spacciare questa legge in difesa della privacy dei cittadini? Quali cittadini? La gente normale non è mai stata intercettata e di questa legge se ne strafotte i coglioni. Forse se ne strafotterebbe anche nel caso in cui passasse e questo è grave ma conosciamo l'Italia.
Che il Parlamento si impegni nella manovra e nel disegno di legge sulla corruzione che mi sembrano molto più importanti. Berlusconi ormai dimostra molta della sua debolezza. Tremonti, Fini, Bossi i pezzi forti del partito sembrano indifferenti alla legge sulle intercettazioni. Gli unici che sembrano affannarsi sono quei due poracci al senato di Gasparri e Quagliariello. Vedremo come va l'iter alla camera. La maggioranza però non può fare orecchi da mercante la situazione sta diventando insostenibile. Berlusconi o ci mette la faccia e va in TV a spiegare la legge accettando un feroce contraddittorio oppure rischia perchè, ripeto, non è più quello di prima e secondo me la gente lo sta percependo.
La legge resta sbagliata, ma sapere che la legge Mastella approvata alla Camera nel 2007 praticamente da tutti (destra, sinistra, comunisti, verdi, fascisti) mi fa vomitare. Tutti questi sinistroidi che adesso inneggiano alla libertà di stampa e d'indagine avevano votato a favore di una legge identica a questa, che vietata la pubblicazione degli atti anche quelli non coperti da segreto e delle intercettazioni fino alla fine delle indagini preliminari, prevedeva sanzioni per gli gli editori. Questo dimostra come il PD sia un partito ridicolo. Almeno il centrodestra resta coerente.

lunedì 7 giugno 2010

Grazie Francesca

L'altro giorno questa donna ha conquistato il secondo torneo più prestigioso del circuito. La sua è un'impresa storica: è la prima donna italiana a vincere un titolo dello slam, titolo che contando anche i tornei maschili mancava all'Italia da più di trent'anni. Devo dire che ho sempre creduto che la Schiavone fosse una forte giocatrice, ma non mi sarei mai aspettato una vittoria a questi livelli. Pensavo già che la conquista dei quarti fosse un grandissimo risultato, ma le sorprese si sono susseguito a ritmo impressionante: semifinale, finale. Tutto completamente inaspettato. Prima della finale avevo poche speranze che l'italiana uscisse vincitrice un po' perchè la Stosur aveva eliminato forse le migliori tenniste in circolazione(Henin, Williams, Jankovic) e un po' perchè mi accompagnava un disincanto che deriva dal fatto che conosco i miei connazionali e il loro "accontentamose". Francesca invece non si è accontentata di un risultato già di per sè storico, ma ha condotto una grandissima partita in cui ha sbagliato pochissimo. La Stosur si è dimostrata fortissima, ma quand'era sotto pressione ha sbagiato troppo cosa invece che la Schiavo non si è mai concessa. Assistere a un'italiana che conquista il Roland Garros è un'emozione non da poco soprattutto da parte di uno come me che segue il tennis da tanto tempo e deve fare i conti con un'ital-tennis che lascia molto a desiderare.
I maschi devono prendere spunto da questa donna. Non è possibile che i tre italiani presenti nell top 100 (tutti oltre la sessantesima posizione) non abbiano nemmeno vinto un torneo Atp. Il tennis maschile si deve dare una svegliata e deve farlo in fretta. L'Ital-tennis in rosa con la Pennetta sempre nella TOP ten e le altre come la Garbin, la Vinci o la Errani che si danno da fare è uno dei vanti dello sport italiano. Non vorrei essere pedante e ripetitivo, ma i veri fenomeni italiani sono tutti femminili (Pellegrini, Vezzali, Filippi). Anche gli uomini raggiungo risultati importanti, ma non si riconfermano.
Questo Roland Garros ha comunque fatto intravedere qualche spiragllio di luce anche per quanto riguarda il tennis maschile. Fognini è riuscito a battere l'idolo di casa Monflis in una maratona di cinque set divisa in due giorni. Però anche lì il maschio non ha riconfermato l'impresa per andare a perdere malamente da Wawrinka.
Ma chissene frega aver portato comunque a casa il trofeo da parte femminile è un risultato storico di cui tutti dovremmo essere orgogliosi. Speriamo però che la Schiavone non si accontenti e cerchi di strappare risultati importanti anche a Wimbledon e agli Us Open. Questa donna può dire ancora molto. Ha, è vero, una certa età, ma in tre anni si possono fare molte cose e sono sicuro che Francesca qualche soddisfazione se la toglierà di sicuro. Intanto però godiamoci questo momento sperando che sia d'auspicio per i mondiali e per tutto lo sport italiano.
PS Secondo me la Pennetta un po' rosica

venerdì 4 giugno 2010

Silvio fatti da parte, vogliamo Tremonti dittatore

Prima di tutto chiarisco il senso di "dittatore" del titolo. Già vi vedo gente democratica e repubblichina inorridere davanti a un termine che non fa che rimandare alle grandi sciagure, agli uomini malvagi (Pinochet, Videla, Hitler, Stalin (un po' meno), Mussolini, Mao (molto meno)). Chissà poi perchè gli uomini malvagi ci sono solo nel novecento. Nessuno ha mai condannato un antisemita alla pari di Hitler come Ferdinando il Cattolico. Ma parliamo d'altro.
Per "dittatore" intendo quella carica della Roma repubblicana. Quella figura autorevole al quale per sei mesi venivano assegnati tutti i poteri per riportare l'ordine o per fronteggiare delle situazioni complicate. In questo momento di crisi finanziaria, politica, economica, morale quale uomo come il buon Giulio per portare ordine e far approdare la nave Italia al porto dei parametri di Maastricht, al porto di un debito pubblico al meno del 100%?
Avevo pensato a un Giulio presidente del consiglio e ministro dell'economia, ma analizzando il carattere del ministro (grazie anche all'aiuto di un pregievole articolo di Veneziani sul Il Giornale) è abbastanza probabile che sia restio a consegnare ad altri i poteri del governo. Un Tremonti quindi plenipotenziario che mandi a casa anche Napolitano che è ora che faccia il nonno.
Berlusconi ormai ha fatto il suo tempo, purtroppo dalle ultime uscite si vede che sta invecchiando male. Per prendere spunto da un'osservazione di Ferrara la parte più scorbutica sta prendendo il sopravvento sulla parte più liberal e cazzara quella per cui tutti lo apprezzavamo. Berlusconi ormai si fa vedere poco, parla poco ed è costantemente incazzato. Certo gli alleati non lo aiutano tra Fini, Bertolaso, Scajola ognuno gliene combina una al giorno. L'ultima uscita a Ballarò è stata giusta per quanto riguardava rettificare su quanto detto da Giannini, ma poteva benissimo evitare di scagliarsi sul povero Nando. Basta ripetere che ha il consenso del 62% tanto non è vero (ciò non vuol dire che non abbia un consenso alto, ma queste cifre sono improponibili). Purtroppo Berlusconi per essere amato deve uscire allo scoperto tra la gente ed essere se stesso sennò se sta rintanato a palazzo Grazioli vediamo sempre le solite foto sui giornali dove sta perennemente imbronciato. Tremonti al momento è l'uomo giusto per prendere il testimone di Silvio. E' il suo esatto opposto, ma ha in comune con il CAV. il non essere un politicante. E poi diciamolo che vederlo a Ballarò e ad Annozero tenere testa a tutti senza cedere un momento, soppiantando Bersani che ormai è un disco rotto. E' come fare due trasferte vincenti al Bernabeu e al Camp Nou. Uno come Tremonti che metta mano su tutto non sarebbe male. E' uno dei primi ministri della storia d'Italia che sta finalmente lasciando passare il messaggio "lo stato non è un rifugio per disoccupati". Finalmente enti che abbiamo solo noi in Italia sono spariti e ad altri è stato ridotto fortemente il budget. La gente deve smetterla di pensare che lo Stato sia un bancomat o un qualcosa che elargisce denaro e posti di lavoro. Il liberismo non ha ancora perso è solo in una fase di rimpasto, sorgerà e sarà più forte di prima.
Nel frattempo per traghettarci dall'altra parte del fiume (potrebbe essere lo Stige chissà) deve essere il buon Giulio che è l'unico in Italia a sapere che fa e perchè lo fa.

mercoledì 2 giugno 2010

Ballarò 01/06/2010

Come sapete ieri a Ballarò c'era il ministro dell'economia Giulio Tremonti per discutere della manovra e in studio erano presenti Morando (PD), Mentana (il trombato in cerca di sistemazione), Bonanni (CISL) e Massimo Giannini (Repubblica). Quando il buon Giulio ha cominciato a parlare delle nuove misure contenute nella manovra per fronteggiare l'evasione fiscale il signor Giannini ha subito ribattuto che quelle proposte non erano credibili da parte di un capo del governo che qualche anno fa aveva incitato all'evasione fiscale. Tremonti ha cercato di ribattere, ma si vedeva che non gliene fregava nulla. La cosa però non poteva essere tollerata dal CAV. che ha chiamato in diretta, ha detto che Giannini mentiva, che lui è il primo contribuente d'Italia (con le relative faccette di Giannini). E poi per finire in bellezza ha detto anche che i sondaggi della IPSOS erano fasulli.
Le mie considerazioni.
Giannini ha dimostrato ancora una volta (e credetemi non c'era bisogno) tutta la faziosità di Repubblica. La trasmissione non era fatta per polemizzare contro Berlusconi e buttargli altro fango addosso, ma parlare delle misure adottate nella manovra. L'intervento di Giannini prima di tutto era fuori luogo, nella trasmissione si stava parlando di altro. Inoltre l'agenzia di Berlusconi l'ha contraddetto. Berlusconi non aveva nè incitato nè giustificato l'evasione aveva soltanto detto che poteva comprendere chi davanti a delle tasse molto alte (del 50-60%) trovasse dei modi di non pagarle. Nell'agenzia però non c'era nessun appello a non pagare le tasse. Il discorso di Berlusconi è molto semplice. Con delle tasse così alte come ci sono in Italia è normale che molti evadano. Giannini invece ha interpretato tutt'altro, legittimo, ma le sue sono state illazioni da Bar che un giornalista in tv non si può permettere soprattutto quando davanti ha un ministro dell'economia che negli ultimi giorni si è fatto un culo così. Repubblica ancora una volta ha dimostrato di impostare le sue campagne (come disse Scalfari) su illazioni, su dichiarazioni storpiate ed estrapolate da un preciso contesto, su puro gossip. Perchè si deve buttare sempre in polemica, perchè il giornalista di Repubblica non si è impuntato sui provvedimenti del decreto per lui ingiusti invece di andare a riprendere frasi del presidente del consiglio totalmente fuori luogo. Perchè se non è convinto dell'impegno del governo nell'evasione non ha criticato le misure riguardo l'evasione del decreto? E poi ci stupiamo se a Repubblica arrivano le querele. Al Corriere della Sera invece ci sono giornalisti cazzuti che ti criticano e ti rispondo sui fatti.
Per quanto riguarda Berlusconi io se fossi stato in lui non avrei nemmeno chiamato, Giannini si stava smerdando da solo, non c'era bisogno. Dal momento che ha chiamato la rettifica è stata giusta, si poteva risparmiare invece la critica a Paglioncelli. Un po' perchè Paglioncelli mi sembra uno apposto e anche perchè si sa che esistono miriadi di sondaggi che dicono miriadi di cose diverse. Forse nè il 48%, nè il 63% sono cifre giuste per quantificare l'apprezzamento degli italiani per il premier, ma io inviterei tutti a non prendere mai troppo sottogamba i sondaggi di Berlusconi. Nel 2006 disse che la CDL era in rimonta e le elezioni finirono pari. Nel 2008 Berlusconi scommetteva di avere una larghissima maggioranza e poi ce l'ha avuta.
Alla fine considerazioni su Floris. Ci sta che si è arrabbiati che Berlusconi ha riattaccato senza aspettare repliche (anche se alla fine dando la propria interpretazione dell'agenzia su Berlusconi si è cagato sotto). Berlusconi avrebbe risposto alle critiche, ma mi arriva un'agenzia Ansa in cui dice che stava con l'SOS ricarica e l'altro euro gli serviva per chiamare compagnia.